
ARTICOLO – COME TUTTI GLI ALTRI ARTICOLI DI QUESTO BLOG – RIFERITO A VITTIME DONNE E VITTIME UOMINI, MA PER COMODITA’ GRAMMATICALE USERO’ IL MASCHILE PER RIFERIRMI AL NARCISISTA, E IL FEMMINILE PER RIFERIRMI ALLA VITTIMA.
Vorrei dedicare un articolo intero alla fase dello scarto, perchè è una fase che “merita” (se così si può dire) le giuste attenzioni, per far sì che questo nome non rimanga confinato ad un erroneo pensare “quando la donna (o uomo) viene lasciata dal narcisista ( o dalla narcisista) e ci rimane di merda”, ecco.
Il narcisista abbandona, sempre, anche quando dà l’illusione alla vittima che sia LEI ad aver preso la scelta finale di farla finita. NO, quando è la donna a scegliere di porre fine alla relazione è perchè è esasperata dalle vessazioni, abusi e soprusi inflitti dal narcisista e neanche la dipendenza affettiva ed amore incondizionato che prova per lui riescono a superare la distruzione psicofisica. Quindi, lo scarto ingloba 2 fasi già a monte, che non fanno riferimento solo alla parte dell’andarsene via, ovvero: la parte di vessazioni della svalutazione, in cui il narcisista ha deciso di sbarazzarsi di te e quindi si prende del tempo nel quale insultarti, metterti alla prova, avvilirti, usare violenza e cercare altre prede; e la parte finale vera e propria dell’abbandono, cioè del vero buttare via una cartaccia di qualcosa di usato che ormai non serve più, perchè è in questo punto delle vessazioni che lui ha trovato una degna nuova preda succulenta di approvvigionamento narcisistico così come lo necessita lui. In entrambe le fasi dello scarto la donna è totalmente distrutta, ma l’apice lo tocca in questa fase terminale in cui il narcisista, appunto, sparisce, si dissolve, senza neanche una, minima, miserabile, parola.
L'”essere lasciata dal proprio uomo narcisista” è la fonte minima di dolore in confronto a tutte le altre componenti che contribuiscono al dolore e alla perdita di identità che vive la vittima in questo frangente. Il concetto dell'”essere lasciata” passa quasi in secondo piano a confronto di tutto il resto, soprattutto se la vittima non è a conoscenza di nulla riguardo al narcisismo patologico.
Avevo pensato di scrivere uno dei miei vari articoli fluidi, in cui parlo di come si sente la vittima, cosa percepisce dentro di lei, ma per farlo voglio aiutarmi con dei punti, di modo che sia non solo più (lo ammetto) schematico per me, ma anche e soprattutto affinchè possa essere più agevole da capire per te che stai leggendo.
La donna scartata dal suo uomo narcisista, per lo meno quando si tratta del primo, tragico, scarto (perchè se non si applica il no contact i ritorni e i successivi scarti saranno infiniti), non sa che questo ha il nome di “scarto” e che quindi questa è una “sola” fase, che nella maggior parte dei casi mondiali, avrà altre fasi successive, cioè i ritorni, e poi le ulteriori scomparse, e poi i nuovi love bombing per far ricominciare il ciclo. La donna sa solo che l’uomo con cui prima condivideva tutto, e con cui viveva una relazione simbiotica nell’iniziale bene e nel consecutivo male, se ne è andato per sempre. Da questo concetto, banale e traumatico-romantico, si srotolano tutta un’altra serie di infinità di dolori legati a questioni serie e gravi, psicologiche ed affettive, circa il rimanere in vita della vittima, che sono poi in realtà slegate dalla disillusione d’amore, come un qualsiasi lasciarsi doloroso per chiunque. Nulla di tutto ciò. La delusione d’amore diciamo che comprende un 10 % di tutto il resto di altri dolori e problematiche legate a questo abuso. La donna vive una morte psicologica che mai aveva provato prima, neanche quando poteva aver vissuto altri eventi traumatici come lutti di persone a lei vicine (che non siano, quindi, lei stessa), neanche in incidenti, fallimenti. La vittima per la prima volta vive un qualcosa di nuovo e terribilmente mortifero perchè stavolta E’ LEI A MORIRE, nonostante ancora respiri, nonostante ancora abbia un corpo fisico. In sottofondo a questa sensazione tangibile di perdita di vita psicologica/affettiva e di vitalità e di energia, la vittima, presa dal vortice dell’abbandono e presa dalle prime consapevolezze e conoscenze del disturbo e delle dinamiche di cui è stata oggetto, e che prima non conosceva minimamente, prova queste sensazioni.
- Ha una dissociazione con la realtà, come se vivesse sopra ad un mondo diverso da quello dove era sempre stata immersa da tutti gli anni della sua vita a questa parte. La deprogrammazione mentale la fa ritrovare diversa nel solito mondo di sempre, dove però il suo macchinario che la teneva in vita, che è stato il narcisista, non c’è più, e in realtà non è mai esistito come essere reale, quindi la donna è confusa. Ciò è dovuto al fatto che ora la vittima guarda la realtà con gli occhiali che le aveva fatto indossare il narcisista, quindi vede la realtà così come la vede lui e come lui ha portato lei a vederla, e di solito la relazione con un narcisista patologico/psicopatico si sussegue sempre su un piano parallelo alla vita reale, poichè implica l’isolamento dei due coniugi/fidanzati, uno stile di vita proprio che spesso è sempre e solo padronato dalle esigenze del narcisista, quindi la vittima si trova in questa vita “surreale” che lei aveva vissuto con il narcisista, ma ora da sola, e si guarda intorno come una “Alice nel paese delle meraviglie”, facente parte di un mondo che non esiste, ma che ancora, nella sua testa, è pieno delle stesse credenze che ha imparato ad avere, le stesse che ha sempre avuto lui.
- Prova angoscia nel rendersi conto di aver vissuto con un mostro disumano, e non si rende, invece, conto che sta combattendo il lutto di una persona che era solo nella sua testa, in quanto solo maschera di un essere vuoto, creato come proiezione di lei. Si chiede come possa essere possibile che esistano nel mondo persone che non abbiano nulla di “umano”, nel senso proprio di “nulla di appartenente al genere umano”, ed ha paura, ed ha rabbia di come queste siano proprio le persone che ammaliano tutti e che hanno persino ammaliato lei, fino ad innamorarsene. Vorrebbe urlare al mondo che schifo ha vissuto, vorrebbe urlare a tutti che razza di essere animale e brutale è il narcisista, vorrebbe spiegare a tutti ogni situazione mortifera che ha vissuto e spiegare il perchè perseverava. La sensazione di ingiustizia per la nuova “felicità” di lui, e per l’ignobile scarto che sta subendo lei, è fortissima e le mangia ogni attimo della giornata e della nottata;
- Prova dissonanza cognitiva che la fa oscillare tra la rabbia più profonda verso l’uomo che le ha rubato tempo, energie, e rispetto per se stessa e tra la fortissima dipendenza affettiva che la illude di amarlo ancora (di amare ancora la sua maschera) e di farlo tornare a sè. La rabbia uccide, ma la dipendenza affettiva lega indissolubilmente. In tutte le componenti che sto scrivendo in questi punti, c’è un sottofondo fortissimo, come fosse una nuvola asfissiante, di dipendenza affettiva che ovatta tutto, ed è una dipendenza prettamente chimica che condiziona, prima di tutto, la lucidità della vittima. Prima della rabbia, della paura, dell’ossessione, dell’angoscia che lei alternativamente prova, costantemente, ogni giorno, c’è il sottofondo del legame oltre misura che la lega a lui. Lo sogna, lo desidera, lo odia. Si augura che la vita sia giusta e faccia il suo corso con lui, ma poi vuole sapere di lui e lo spia sui social (non sempre. Ci sono donne che provano repulsione nel vedere cose sue), oppure mantiene contatti con i suoi amici e familiari, come bocchette di ossigeno che la aiutino a illudersi che ancora lei esiste per qualcuno della sua sfera, che non è stato un brutto sogno di cui tutto è svanito nell’aria. Una non indifferente sindrome di Stoccolma potrebbe pervaderla, ovvero un potente attaccamento al carnefice, in quanto sono state – e sono – così intense le sensazioni ed emozioni avute con / e a causa del narcisista (sia molto positive, che molto negative) che la dipendenza fisica rimane fortissima, se non più forte, paradossalmente, rispetto a quando provata nella relazione stessa. La donna, soprattutto in questa fase di scarto, più della fase di svalutazione, è una “drogata” in astinenza della sua droga che è il narcisista, quindi ha tutti i sintomi che la compongono;
- Prova paranoia nel pensare a chi sia la donna nuova, nel pensare a se lui la ami davvero, a se è meglio di lei, più bella, più giovane, più facoltosa, più “giusta” agli occhi di lui, e via dicendo. A tal proposito può reagire in due modi: o compulsivamente e in maniera paranoica controlla il narcisista sui social, ogni secondo della giornata, quindi cosa lui pubblica, ma anche i movimenti secondari come quanto tempo rimane collegato su whatsapp, quali nuove persone ha seguito di recente, chi gli mette mi piace, e può chiedere a persone vicine a lui sue notizie circa nuove persone, oppure… prova così tanto schifo da non volerne sapere niente, così smette di seguirlo, blocca le notifiche pur di non vederlo felice e probabilmente in ottima compagnia (il narcisista si premurerà di farsi vedere da te in ottima compagnia dopo averti scartata!), tuttavia non è una misura permanente quella di non seguire nulla di lui, perchè il no contact totale ancora non riesce a farlo.
- Si ritrova VUOTA e PRIVA DI NULLA IN MANO, perchè il narcisista aveva talmente tanto assorbito di lui la sua vita, che lei non sa a cosa più appigliarsi. Non sa da cosa trarre gioia, visto che era stata addomesticata a vivere in funzione di trarre gioia e qualsivoglia forma di emozione SOLO DA LUI, e soprattutto NON SA COSA PIACCIA A LEI, mette in discussione cosa le piaceva prima di incontrare lui, e spesso neanche lo ricorda, e se riprende quella vecchia passione che spesso coltivava nel passato, ora non sente neanche più quella emozione antica che sempre provava e che dipendeva da se stessa. Nulla è così efficace, ora, come la presenza del narcisista, per mantenerla in vita: è come se questo fosse un ribaltamento della situazione che inizialmente si era creata col narcisista all’inizio del love bombing, ovvero quando era lui che non riusciva a vivere senza l’approvvigionamento narcisistico che gli dava lei. Questo ribaltamento è una delle tante occasioni che si propongono con un narcisista che si basano su questo ricorrentissimo concetto: TUTTO CIO’ CHE IL NARCISISTA HA PAURA VENGA FATTO A LUI, E CHE QUOTIDIANAMENTE E’ DESTINATO A VIVERE SIN DA QUANDO E’ NATO, LO INFLIGGE AGLI ALTRI, vedi la dipendenza affettiva, vedi l’abbandono. E la vittima ci casca.
- Ha una repulsione SANA, anzi SANISSIMA, per qualsiasi forma di persona o situazione che percepisce tossica, e quindi la evita. Con lo scarto cadono le croste della superficialità, e questo è un grandissimo bene ed una meravigliosa percezione che la donna deve sempre tenere per sè. La donna è talmente intrisa, come uno scottex pieno di olio, di turbolenza personale, di confusione, di dolore, in questo periodo qui, che ogni forma di “dover essere gentile con quella persona anche se mi sta sulle scatole”, che ogni forma di relazione pseudo fallace tenuta in piedi da anni non si sa perchè, che ogni amicizia narcisistica, ed ogni generale rapporto narcisistico e tossico, le provocano solamente, e FINALMENTE, la sensazione di UNA GRAN ROTTURA DI SCATOLE, e non si sta rendendo conto che, da sola, sta scrollando dalla sua vita le relazioni non profondamente autentiche, di quelle che si sentono dal cuore, come quelle amicizie che anche solo a guardare l’amico avvicinarsi sorridere batte forte il cuore e ci si sente al sicuro. Ecco, la vittima, ora DA’ PRIORITA’ SOLO A QUESTI RAPPORTI, e non lo fa razionalmente, lo fa perchè lo sente, e lo fa PERCHE’ SI SENTE. In questo periodo di intenso dolore, la donna, sembra paradossale, ma SENTE TANTISSIMO LA SUA PIU’ PROFONDA INTERIORITA’, e le sue azioni si srotolano di conseguenza: c’è troppo dolore e troppa sostanza per poter dar spazio alle facciate, e per poter perdere tempo con chi, ancora una volta, è tossico e NON CONTRIBUENTE al periodo ricostituente della vittima.
- Mette in dubbio l’esistenza della sua stessa persona. Questo è un concetto un po’ particolare. Lo scarto è legato a comportamenti talmente atroci, che la vittima si chiede se lei esista davvero, se lei sia un essere pensante, vivente. E’ una sensazione strana da spiegare a parole, ma sono convinta che chi di voi l’ha vissuta può coglierla perfettamente. La vittima ha la sensazione di aver vissuto un sogno in cui lei non era neanche presente fisicamente per quanto così surreale e pieno di dolore, quando non manifesto, e quando manifesto. Tutto rimaneva in piedi solo grazie all’amore incondizionato che provava lei ed ora che anche l’essere amato è scomparso dentro ad un’immagine riprodotta e non esistente, tutto sembra evanescente. La sensazione è quella soffocante di aver vissuto una favola frutto di un disturbo mentale, che era così vivida e reale quando vissuta, ma che ora sembra un incubo in cui la donna si chiede se lei ci fosse stata veramente. Guarda le foto, legge vecchie conversazioni e allora sì, qualcosa è successo eccome, è tutto vero, ma lei non riesce a capacitarsi di come tutto questa faccia parte della sua vita e di come LEI ABBIA PERMESSO CHE LE VENISSERO INFLITTE DELLE TALI MANCANZE DI RISPETTO ED AZIONI SEMPRE NON – UMANE. Il dolore è talmente tanto NON contenibile dentro ad un cervello umano e dentro soprattutto ad un’anima e ad un cuore umani, che è più semplice uscire fuori dal vissuto, uscire fuori anche dal passato, e ricordare questa storia come una storia vissuta da qualcun altro, oppure una favola horror da raccontare in cui la stessa vittima non c’era veramente.
- Prova schifo per la sua ingenuità e fiducia negli altri, quando, per esempio, si rende conto di aver subito tradimenti di ogni genere già da un po’, quando si rende conto di non esser stata “quella giusta finalmente” anche se lui glie lo ripeteva sempre, e quando si rende conto di tante altre cose. Si chiede come possa essere possibile che lei, una ragazza, una donna, sempre così arguta, sveglia, intuitiva, intelligente, si sia fatta infinocchiare così, e soprattutto abbia permesso un tale perseverare nelle mancanze e negli abusi. E’ incredula, e giudica le sue stesse decisioni passate, tipo tutte le volte in cui gli ha creduto anche quando era palese che stesse mentendo, anche quando le persone a lei più care le dicevano “svegliati, è palese che ti sta dicendo una bugia, come fai ancora a credergli?”, e lei ci credeva ancora, convinta solo perchè sotto potentissima manipolazione. Si vergogna del suo esser stata così poco scaltra e così ancora forse bambinesca, e quando ripensa a quei momenti lì, pensa anche, però, che in quel momento professava una lucidità e un senno che forse, anche oggi sarebbe ricaduta nello sbaglio, perchè CHI E’ MANIPOLATO NON SENTE MINIMAMENTE DI ESSERLO E PROFESSEREBBE FINO ALL’INFINITO DI ESSERE LUCIDISSIMO.
- Ogni dettaglio della sua vita è un’OSSESSIONE CONTINUA per il narcisista e per il narcisismo: vuole sapere, sapere e sapere, e ricostruire fatti che all’epoca le sembravano poco chiari e a cui ora dà un nome, come triangolazioni, tradimenti fisici, telematici, scimmie volanti. E’ protagonista di un “binge eating” (una sorta di abbuffata compulsiva) di materiale narcisistico. Di giorno, di notte, mentre cucina, lasciando il pc sul davanzale vicino ai fornelli, nelle pause dal lavoro (quando ancora ce l’ha) dal cellulare: ogni nuova informazione sull’argomento diventa la sua nuova droga. Ha bisogno di capire, ha bisogno di avere conferme del fatto che lei NON HA AVUTO COLPE ( se non quella di restare, se proprio vogliamo trovarne una) e che è stata vittima di un disturbo NON SUO. Comincia a capire che dietro ai dolori immondi e dietro ai picchi emotivi surreali c’è e c’è sempre stato qualcosa di grosso, qualcosa di serio, qualcosa di grave, e allora si attacca al sapere ancora di più, al capire ancora di più. Aumenta la dipendenza da questo materiale narcisistico (video su Youtube, articoli su Internet, libri ordinati su Internet), aumenta il brivido di paura del pensare di aver vissuto con una persona pericolosa, aumenta la sorpresa di capire quante azioni apparentemente casuali erano architettate volutamente per distruggerla. Solo in un secondo momento, e molto gradualmente, aumenterà anche la percezione di liberazione personale e consapevolezza personale che quindi, nonostante la dipendenza affettiva ancora forte, permettono alla donna di rimanere ora agganciata a terra.
- E’ terrorizzata dalla campagna diffamatoria che lui sta attuando nei suoi confronti. Lo ha letto che il narcisista diffama, e se lui l’ha scartata è perchè lei ora merita che tutti la odino, che tutta la considerino pazza, che tutti diano manforte a lui, e che lei non abbia più la reputazione di ragazza meravigliosa – quale sicuramente è se è sua vittima – di quando stavano insieme. Del resto la donna lo sa che il narcisista si dà pace quando sa che ciò che ha scartato non ha rischio di essere apprezzato da nessun altro e sia un qualcosa di rotto, inutile e di poco valore, e si batterà per realizzare questo, in te che sei vittima e in tutti coloro che ti conoscono e che non devono più avere una bella opinione di te.
- Pensa a congetture mentali per fare qualcosa che faccia morire di invidia il narcisista, pur rimanendo nei limiti di fare qualcosa per il quale lui non si arrabbi ancora di più e diffami ancora di più, quindi si arrovella in progetti che non le danno pace, tipo farlo ingelosire con qualcun altro, ma poi lei passerebbe dalla parte della facile che non è mai stata e che si consola subito, allora pensa di optare per cose che vuole progettare nella sua vita, che magari concernono la sfera di interesse del narcisista, per fargli capire che lei è come lui la vuole ed ha sbagliato a lasciarla (=abbandonarla): ancora una volta, la vittima vive in funzione di lui, anche se lasciati, anche se lontani.
- Vuole rimanere rannicchiata dentro al suo dolore. Dentro ad un letto, sopra ad un divano, dentro casa, a documentarsi, documentarsi e documentarsi, rendendosi sempre più conto che nulla è stata sua responsabilità. La brama di rimanere da sola è fortissima, ed anche sacra per poter ricostruire piccole parti delle sue laceranti ferite nel cuore e per poter ricostruire la visione sana e non distorta della realtà. Pensa che questo calore soffocante di dolore, in cui si rannicchia, le rimanga per tutta la vita, ed è talmente tanta la confusione, che pensa di proseguire tutta la sua intera esistenza in questo stato di torpore, confusione e incredulità dove trova pace solamente nella sua solitudine. La vittima, durante lo scarto, ama, adora, e non potrebbe vivere senza, la sua SOLITUDINE. Anche perchè almeno è convinta di un unico fatto: lei è l’unica a capirsi da sola. Sugli altri ha forti dubbi. Nessuno capirebbe a fondo. Ed ha ragione. Questa condizione di dolore d’urto non durerà tutta la vita, ma porterà degli strascichi che rimarranno tutta la vita. Deve essere brava lei a far si che gli strascichi diventino positivi, anzi REDENTORI e farle pensare a questa esperienza mortificante come la grande opportunità nefasta che LEI HA SAPUTO SFRUTTARE PER RINASCERE. Si renderà conto di esser riuscita nell’intento quando ad ogni campanello d’allarme di manipolazioni, falsità, bugie, e comportamenti narcisistici, si riaccenderà la spia (=strascico) di ciò che ha vissuto e viri con un potente timone verso altri lidi.
Lo scarto può risultare solo una parola, solo una fase, solo un momento. Invece è un lutto SCONCENTRANTE ED INVISIBILE, in cui muore la persona che alberga il suo stesso corpo. Muore la sua anima, muore il suo modo di pensare, muore il suo credere nell’amore e nelle persone, muore la modalità con cui lei ha sempre visto la realtà e ragionato, muore la sua quotidianità, muoiono le sue certezze, muore il mondo che le è intorno, e le energie che erano agonizzanti già da un bel po’ di tempo, quando il narcisista la svalutava, violentava psicologicamente (e spesso anche fisicamente) e manipolava.
Se ci stai passando ora, renditi conto dell’oceano che stai attraversando a nuoto, e, bracciata dopo bracciata, sii certa che troverai un’oasi paradisiaca dove poche persone riescono ad arrivare. Devi resistere, ed avere fiducia che troverai la quiete, quella vera, interiore, che forse non avevi neanche prima di conoscere la persona abusante.
Se intuisci che una persona a te vicina stia vivendo un’esperienza simile, falle sentire che ci sei, anche se non vuole vederti, anche se vuole stare sola, anche se puoi fare poco e anche se comprendi molto, molto poco. Non giudicarla mai, perchè non puoi, e accetta la sua voglia di solitudine. Dovrai essere un bilancino di esserci/ non esserci, così come ti viene, con spontaneità e sincero supporto. Magari non conoscerai mai quell’oasi paradisiaca, o forse sì, ma almeno potrai essere quella zattera su cui, quando lei avrà bisogno, potrà appoggiarsi e riprendere a fiatare, per poi proseguire, da sola, verso la sua meta.
Coraggio!