ARTICOLO – COME TUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTO BLOG – RIVOLTO A VITTIME DONNE E VITTIME UOMINI, MA PER COMODITA’ GRAMMATICALE ED INCIDENZA, USERO’ IL MASCHILE PER IL NARCISISTA ED IL FEMMINILE PER LA VITTIMA.

Se anche tu ti trovi in una relazione che ti arreca dolore, di qualunque entità sia, o se ti trovi proprio nella fase dello scarto, nella quale sei totalmente privata della tua energia vitale, della tua autostima, del tuo amor proprio, della tua DIGNITA’: PARLANE. Parlane a chi senti che voglia davvero il tuo sincero bene. Solitamente, in momenti particolarmente dolorosi di una relazione narcisistica, ciò che avviene è che all’interno della relazione si insabbia la verità, e alla fine della relazione, dopo lo scarto, si ha troppo dolore per permettersi di tirarlo fuori, e l’unica alternativa “accoccolante” per la vittima è quella di rimanere rannicchiata, stretta, stretta, dentro al suo dolore, in silenzio ed in solitudine. In entrambi i casi, il silenzio è l’unica forma possibile che la vittima si senta di attuare per lenire quel poco di dolore che le è possibile attutire, ma in entrambi i casi non è mai la scelta giusta.

Vediamo entrambi i casi:

1.Parlare dei propri dolori all’interno della propria relazione: pensa solo per un secondo a se avessi cominciato a confrontarti con qualcuno circa i dolori che ti venivano inflitti mentre eri all’interno della situazione. Ora sai dare loro il nome di “abusi”, ma all’epoca erano solo dolori, generici, ma taglienti, mortificanti ma confusi: incredibilmente profondi e avvilenti, non coincidenti con quella che per te era una meravigliosa storia d’amore che proseguiva dal meraviglioso “love bombing”, o meglio da quello che ora tu hai scoperto essere “love bombing”. Hai fatto di tutto, per molto tempo, per tenere insabbiata la verità della tua infelicità, per tenere insabbiata la verità delle sue sconcertanti mancanze di rispetto, e sconcertanti azioni al limite del criminoso, patologiche nella loro totale assenza di empatia, EPPURE COPRIVI, soffrivi e non parlavi, perchè il prezzo da pagare per parlare sarebbe stato troppo alto perfino per te stessa/o, in quanto già di per sè l’atto del “parlare” significherebbe il tirare fuori e MATERIALIZZARE all’esterno e a se stessi che ciò che si vive è reale, e non situazioni evanescenti che poi, con il tempo, svaniscono e ritorna la normalità più o meno tollerabile della relazione. Quando si parla di questi problemi – che sono CRATERI di rispetto e di umanità, non problemini di coppia NORMALI – ad un amico fidato NON E’ UN PECCATO, non è un disonorare l’intimità della relazione con il partner, è semplicemente CERCARE AIUTO NEL CONFRONTARSI, quando poi, molto, molto spesso, il partner non ascolta MINIMAMENTE i malesseri della sua partner, li minimizza (poichè non gli interessano) e li RIFUGGE (perchè sono lo specchio delle sue incapacità psichiche e fisiche che si ripercuotono sulla coppia e sulla sanità di quella che non è la sua partner, ma la sua VITTIMA). Cosa sarebbe successo se, già da subito, agli inizi della svalutazione, ti fossi sfogata/o con un’amica o un amico, o un genitore, o una sorella o un fratello, circa i tuoi episodi di dolore e di violenza psicologica inflitta? AVRESTI RISPARMIATO TEMPO. Avresti risparmiato tempo perchè la tua testa si sarebbe già predisposta ad ACCOGLIERE, e non solo subire, i campanelli di allarme degli abusi, ancor prima dello scarto finale, il più terribile e quello apparentemente più definitivo. Insabbiare la verità fa solamente in modo che l’abusante abbia ancora più tempo ed ancora più opportunità per alzare l’asticella dei suoi abusi, vedendo che tu reggi il suo gioco e che non solo sei sua vittima, ma sei anche sua complice, e lui, dunque, ha margine di libertà nel poter fare ciò che vuole alla tua persona, alla tua libertà, alla tua dignità e al tuo diritto di rispetto. Insabbiando oggi, non otterrai qualche premio in futuro, e non sarai migliore delle altre o degli altri che lui già avrà scartato mentre a te ancora ti tiene con lui: sei stata, e sei, solo semplicemente PIU’ SUCCUBE delle altre, come per esempio le altre ex che lui ha deciso di silurare poichè da loro scoperto. Il premio di coloro che soccombono è solo altro tempo disponibile per l’abusante per approfittare delle qualità della vittima. Non continuare a cadere in questo errore.

2.Parlare del proprio immenso – e impossibile da raccontare per filo e per segno – dolore del post scarto. In questa fase è sempre presente ed anche sempre essenziale, quel periodo di assestamento nel quale la vittima – pervasa da un dolore plurimo di avvilimento, svilimento, denigrazione della propria autostima, e tutto ciò che lo scarto consegue – non può fare altro che abbandonarsi al dolore nella sua solitudine, poichè ella stessa è l’unica che può capirsi davvero: E FA BENE. Perchè il più delle volte E’ VERO. Il concetto di “essere rannicchiata” nel suo dolore rende benissimo l’idea della depressione e dello scombussolamento psicologico e fisico di cui è protagonista la vittima, e lo “sperperare” il dolore sin da subito non è del tutto funzionale MA, dopo i primi momenti, che siano giorni o anche qualche settimana, di scarto vissuto in solitaria, aprirsi alla fiducia delle pochissime persone fidate è importante. E’ terapeutico. E’ terapeutico perchè non è più uno sperperare, ma è un razionalizzare dentro se stessi ciò che è successo e, parlandone, palesarlo ad una persona esterna e sempre A SE STESSI. Quando si tira fuori un qualcosa, per forza di cose LA SI METTE PIU’ A FUOCO, ci si rende PIU’ CONSAPEVOLI riguardo ad essa, LA SI VEDE FINALMENTE, come su una pellicola di un film che ci appartiene fino a un certo punto, perchè non ne siamo solo intrisi, ma lo stiamo anche guardando. Tutta la confusione di dolore ed immagini di dolore che volano dentro all’anima, dentro allo stomaco inappetente, dentro al petto tachicardico, escono fuori e prendono UNA FORMA, attraverso i racconti a voce pronunciati dalla vittima stessa e attraverso l’immagine che anche una persona esterna si crea da quei racconti lì, e poi anch’ella potrà dire la sua sulla vicenda, dando, il più delle volte, OPINIONI OGGETTIVE – riguardo alle opinioni oggettive delle persone pressoché sane psicologicamente parlerò nel dettaglio fra pochissimo -.

Non vergognatevi, non chiudetevi a riccio. So che è necessario farlo in un primo momento, ma ABBIATE FIDUCIA IN CHI SAPETE CHE VI VOGLIA VERAMENTE BENE. Se qualcuno vi ha distrutto non vuol dire che tutti vogliano distruggervi. L’abuso narcisistico, ed anzi, soprattutto il POST abuso narcisistico, che coincide a tutti gli effetti con la fase di scarto, permette di scremare in maniera naturale le persone tossiche. Senza fare nulla di eclatante, gli occhi della vittima perdono quel velo che non faceva vedere il narcisismo in alcune persone, e l’invidia in altre, e molti altri comportamenti abusanti che prima venivano solo respirati, assorbiti, e perfino giustificati. PARLATE CON CHI SENTITE, A PELLE, DAL CUORE, ESSERE QUELLA PERSONA SINCERA CHE NON VI GIUDICA, CHE VI ASCOLTA, CHE VI ABBRACCIA COL CUORE. E’ bello essere abbracciati col cuore, soprattutto quando il proprio di cuore è totalmente in frantumi, in macerie. In questa fase di estrema sensibilità AVETE LE CAPACITA’ PER RICONOSCERE LE PERSONE VERE CHE VI AMANO E CHE VI HANNO SEMPRE AMATO, senza neppure sforzarvi nel farlo. Parlo al plurale ora, sì, perchè siete tantissimi che, contemporaneamente, avete un grande bisogno di persone che vi capiscano, e magari siete tutti chiusi in casa, in diverse case, nello stesso abbraccio solitario che date a voi stessi, convinti, tutti, che siete gli unici a provare questo dolore straziante. NON SIETE GLI UNICI, ahimè. Ed anche se intorno a voi non avete persone che non hanno mai vissuto un abuso narcisistico e che pensate non vi capiscano, pensate che sì, sicuramente non vi capiscono, lo ammetto finanche io, ma almeno FAREBBERO DI TUTTO PER FARVI STARE MEGLIO E TENGONO AL VOSTRO PIU’ PROFONDO BENE, e passerebbero pomeriggi ad ascoltarvi piangere, senza probabilmente non capire nulla di “proiezione”, “trattamento del silenzio in assenza”, “approvvigionamento narcisistico”, “hoovering”, e via dicendo, ma OFFRENDOVI EMPATIA, quella che per così tanto tempo non avete ricevuto, ma che per così tanto tempo avete dato in pasto a chi di lei (l’empatia) NE HA APPROFITTATO. L’abbraccio sincero di qualcuno di sincero è un toccasana inimmaginabile per le anime ferite e prosciugate di vittime scartate, così come lo è l’ascolto DISINTERESSATO, quello che come unico scopo ha quello di alleviare il fardello della donna o uomo affranti. In più, le OPINIONI SANE di persone NON INVISCHIATE IN UN ABUSO NARCISISTICO sono IMPORTANTISSIME perchè non hanno NORMALIZZATO LA FOLLIA. Lo accennavo pocanzi. Un esempio? Un uomo che triangola in presenza palesemente la propria partner con l’amante con cui ha avuto rapporti sessuali tre ore prima NON E’ LA NORMALITA’, per dirne una, e il fatto che ora la vittima sa che si chiami “triangolazione” e che il narcisista “fa questo” perchè “è così” non deve LEGITTIMARE il narcisista o qualsiasi altra persona del mondo ad agire così! Tutte le vittime NORMALIZZANO azioni dis-umane attuate dal narcisista, e ciò è sbagliatissimo! E, come deformazione professionale, capita perfino a me, di sentirne talmente tante e talmente tanto assurde sui narcisisti e sugli episodi che crea, che sono arrivata ad un punto tale che non mi stupisco più di nulla. Ecco, LE PERSONE SANE SERVONO ALLA VITTIMA A FARLA TORNARE A RENDERSI CONTO DI COME GLI EPISODI CHE LEI RACCONTA SUL NARCISISTA SIANO PURA FOLLIA, SIANO DI UNA GRAVITA’ ASSOLUTA, E SIANO, TALVOLTA, PERICOLOSI. Poco c’entrano le “triangolazioni”, e i “fa così perchè era a corto di approvvigionamento narcisistico” e i “forse è lo scarto definitivo, ma mi sembra più un silenzio punitivo perchè avevo fatto questo che non gli era andato bene”: un amico sincero, seppur con sconcerto di come una mentalità umana possa elaborare tutto ciò, vi direbbe senza giri di parole: “Oh, amica/o mia/o, io non ci capisco un cazzo di queste cose, ma lui è uno stronzo. Ed è un gravissimo malato. Di quelli psichiatrici. Sàlvati la vita. Perchè stai correndo continui rischi gravi”. Ecco, avrebbe ragione.

Piangete con chi vuole aiutarvi. Spesso la vittima, senza neanche accorgersene, trascorre interi mesi a inghiottire la voglia di pianto che ogni giorno le bussa alla porta della gola, e vive, anzi sopravvive, con l’abitudine di coprire la voglia di sfogarsi, per paura di accettare di star vivendo qualcosa di gravissimo, e per paura di SMOLLARSI DAVVERO e perdere, anche lei, totalmente il controllo di se stessa e del suo dolore. Ecco, piangere con una persona che ti vuole bene e che ha a cuore l’ascoltarti, e che non ti giudica, e che ti dona la sua presenza per aiutarti, è una delle azioni più terapeutiche che esistano. Il calore umano, il calore TRA SIMILI, è essenziale, e per troppo tempo la vittima era stata abituata a cadere in braccia di finto calore non-umano e in paura di mostrarsi debole. Accogliendo il calore umano vero, di chi è umano, empatico, e disinteressato, in qualche ora, già tante – seppur magari non tutte – remore, e malesseri psicofisici accumulati, ed angosce legate al senso dilaniante di solitudine, troverebbero una pace, e si sbroglierebbero come le lucine dell’albero di Natale che basta che si snodi un nodo ed ecco che potrebbero essere di nuovo appese ed illuminare come sanno meravigliosamente fare. Qualsiasi vittima può riprendere a respirare con un fiato un po’ più lungo di quello corto che era abituata a tirare su per, appunto, sopravvivere. E se nel pianto dovesse perdersi, lo farebbe tra le braccia, e sotto lo sguardo, di qualcuno che si prende cura del suo dolore, delle sue confidenze, della sua persona, donandole fiducia e credendo in lei. Non tutti sono cattivi, ricordatevelo sempre, e credere nell’altro è un atto d’amore anche per se stessi.

Ah, e per conforti ben più “concreti” e salvifici, c’è sempre il numero antiviolenza: 1522.